Cucina Italiana Patrimonio dell’UNESCO

Anna-Maria-Bisceglia

Cucina Italiana Patrimonio dell’UNESCO

 La cucina italiana come patrimonio dell’umanità: un capriccio degli chef o un dato oggettivo che non necessita di conferme istituzionali?

 

L’associazione “Italian Cuisine in The World” conta già oltre 2500 firmatari! Tra chef, pasticcieri e vari professionisti del settore si sente il profumo di un premio meritato.

 

Chef di tutt’Italia, UNITEVI!

 

Non solo la Pizza quindi, ma tutta la Cucina Italiana nel mondo prova ad ottenere il riconoscimento come patrimonio immateriale dell’umanità, al fine di tutelare l’eccellenza enogastronomica italiana fuori dal Bel Paese.
Ad avanzare la proposta è stata l’Associazione Icw – Italian Cuisine in the World – che conta oltre 2500 iscritti tra chef, restaurant manager, comunicatori e culinary professional del mondo della ristorazione e della gastronomia italiana in tutto il globo.

Ma la domanda posta all’inizio di quest’articolo è emblematica: L’Italia ha un reale bisogno che questa cosa accada?

Un riconoscimento all’altezza della nazione che ha creato una “Scuola di Sapori”.

I romantici sono già contenti così: tutti sanno che qui in Italia il cibo è il non plus ultra del sapore e della genuinità, e questo potrebbe anche bastare.
Ma sarebbe da ipocriti negare l’importanza dell’economia generata dalla cucina italiana.

Sotto la spinta dell’aumento delle esportazioni e dei consumi interni l’industria agroalimentare (che è l’essenza della Cucina Italiana) ha registrato solo per il 2015 un fatturato che supera 135 milardi di euro. L’economia nazionale ha bisogno di questo titolo per incrementare gli introiti e continuare ad insegnare al mondo cosa vuol dire “sapore”.

Anna-Maria-Bisceglia

L’Italia dell’eccellenza enogastronomica

I francesi (invidiosi!!) tentano con il loro tipico atteggiamento altezzoso di sminuire il valore della nostra tradizione culinaria affermando che sia “poco raffiniata” poiché legata all’utilizzo di ingredienti poveri e preparazioni molto semplici.
I nostri cugini d’oltralpe aggiungono inoltre che la varietà di preparazioni e piatti tipici siano troppo localizzati e che quindi non si può parlare di “cucina italiana”.
Mi piacerebbe a questo punto stilare una lista delle prelibatezze che l’Italia offre al proprio popolo e ai fortunati turisti che approdano sulla nostra terra, ma non ce n’è bisogno perchè lo sanno tutti, dal Giappone al Sud Africa, dall’America alla Francia stessa…

In conclusione

I Sassi di Matera, Castel del Monte e i Trulli di Alberobello, ma anche Venezia, Verona e Roma sono già riconosciuti patrimonio materiale dell’umanità. Ognuna di queste ricchezze ha un suo sapore che è unico ed inimitabile. Ognuno di questi sapori è un’emozione, e quando l’emozione è riconosciuta da tutti diventa patrimonio, che lo si voglia o no.

 

 

 

 

 

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