D’Araprì: matrimonio tra jazz e vitigni

D'Araprì

D’Araprì: matrimonio tra jazz e vitigni

Eccomi qui oggi a scrivere ancora di vini. E sì, perché il nostro territorio è  talmente pieno di prodotti eccellenti che un solo articolo non basterebbe a racchiuderli tutti. In particolare oggi vorrei soffermarmi su una delle cantine più prestigiose del Tavoliere: Cantine D’Araprì.
Situata nel centro storico di San Severo, in un palazzo ottocentesco,  l’azienda vinicola D’Araprì nasce dalla passione di tre amici per il jazz e per i vitigni autoctoni. Girolamo D’Amico, Louis Rapini e Ulrico Priore partono dalla convinzione di poter produrre anche nel sud Italia spumanti di pregio. Obiettivo di Cantine D’Araprì è quindi valorizzare nelle bollicine il vitigno autoctono della Capitanata: il Bombino bianco.
La loro intuizione, unita ad un profondo senso di attaccamento territoriale, ha dato vita nel 1979 alla produzione degli spumanti D’Araprì, nome che deriva dalle prime lettere dei tre cognomi letti in successione e che oggi rappresenta  l’unica realtà pugliese che produce spumanti con il metodo classico, il c.d. detto “champenoise“, tipico della fermentazione diretta in bottiglia.
I tre moschettieri pugliesi, come mi permetto ironicamente di definirli, favoriti in parte dalla buona terra, riescono a coltivare nel migliore dei modi il vitigno Bombino bianco che ha origini antichissime. La tradizione dice che sia arrivato nel 1200 a San Severo portato dai cavalieri dei Templari. Questo vitigno raggiunge la sua maturazione a metà settembre e prende il suo nome da una visione fantastica della forma del suo grappolo che, come molti dicono, somigli ad un bambino con le braccia distese.
 Il Bombino bianco, grazie a D’Araprì che lo utilizza in gran parte delle sue cuvée, raggiunge tutto il panorama italiano affermandosi per la prima volta  come grande vitigno per la spumantizzazione col metodo classico. Tanti sono i prodotti che in questa cantina si possono trovare, degustare e personalizzare, anche on line, ma qui mi limito ad accennarvi qualcosa sulle loro etichette più famose.
Il Pas Dosè dal colore giallo paglierino tendente al dorato, con aromi di fiori bianchi e agrumi è consigliato con filetti di pezzogna in acqua pazza. La Dama Forestiera Nature, perlage finissimo, ampio e profondo nella fusione di pane uva e fichi renderà al massimo degustato con una vellutata di patate con uova di quaglia.
Tantissimi e, tutti con etichette elegantissime e inimitabili, gli spumanti D’Araprì sono in continuo e costante sviluppo sotto molteplici aspetti, ed ormai non si contano più i premi a loro assegnati: inseriti in Sparkle 2016 (guida ai migliori spumanti d’Italia), vincitori dei 5 Grappoli 2017 assegnati da Bibenda (la grande guida ai vini eccellenti d’Italia della Federazione Italiana Sommelier), solo per citarne alcuni.
Insomma anche questa volta non avrei potuto che raccontarvi di prodotti e persone fantastiche, grandi realtà che credono ancora nel lavoro tramandato da generazioni  in generazioni e che riescono a produrre spumanti che non hanno niente da invidiare ai migliori champagnes di Francia. Un’ ennesima dimostrazione che volere è potere, e che grinta tenacia e innovazione fanno sempre la differenza.
Spesso non riusciamo a dare il giusto valore ai nostri territori eppure le risorse non ci mancano, e da persone come D’Araprì si deve prendere esempio. A loro va, anche se singolare, il mio grazie perché portare il nome delle nostre terre sempre alto nel mondo con così tanto riscontro positivo è ammirevole. Chapeau!
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