22 giu Diventare Chef: 5 consigli utili
Quella dello Chef è una professione a cui in molti ambiscono forse perché negli ultimi anni ha avuto una forte spinta mediatica. Diventare chef nella vita reale è però ben diverso: ritmi ossessivi, orari di lavoro prolungati, tanta gavetta e soprattutto “amore per il cibo”.
L’amore per il cibo è l’ingrediente segreto di ogni Chef degno di questo appellativo: l’amore è esattamente ciò che differenzia un cuoco da uno chef.
Dato l’aumento di aspiranti chef ho pensato a quest’articolo che a differenza dei molti già presenti in rete cercherà di fare una sorta di selezione all’ingresso.
Per diventare chef bisogna intanto svegliarsi dai sogni televisivi: lo chef sta in cucina a buttare l’anima in ciò che fa per deliziare i commensali, e non in TV a sprecare cibo ed energie per far vendere più pacchi di carta assorbente o pellicola per alimenti.
Dicevamo infatti che lo Chef ama il cibo, e amare è una cosa seria.
Consiglio n°1: Ama il cibo
Attenzione: amare il cibo non vuol dire voler sempre mangiare!!
Esistono due tipi d’amore: l’amore ossessivo compulsivo, che non lascia respirare il partner (il cibo) e che quindi lo soffoca. Poi c’è l’amore sincero, equilibrato e delicato, fatto di cure e attenzioni che migliorano giorno dopo giorno il rapporto con la nostra metà: questo è il tipo di amore necessario allo chef per eccellere persino quando stacca una foglia di basilico (vedi Antonino Cannavacciuolo) . Questo sentimento è il requisito fondamentale di ogni “maestro” ed è impossibile impararlo nei corsi o acquistarlo al mercato, quindi “o ce l’hai o non ce l’hai”. Da questo presupposto scaturisce tutto il resto.
Consiglio n°2: Studiare sempre!
Ora abbiamo solo dei veri amanti del cibo, disposti ad ogni sacrificio pur di coronare il loro sogno d’amore. L’aspirante Chef deve dare evidenza di questo sentimento interessandosi al partner per conoscerlo bene, approfondire e percepire i cambiamenti, gli umori e i sapori. Vorrà conoscere la “famiglia” e fare bella figura.
Un bravo chef conosce alla perfezione la materia prima che trasforma e laddove non la conoscesse impiegherebbe un minuto a rimediare. Approfondisce la conoscenza degli chef più prestigiosi prestando attenzione ad ogni singola parola. Legge libri di cucina, saggi e ricettari cercando senza sosta cose nuove da scoprire e coltivare per tenere viva la fiamma. Viaggia e assapora la cucina del mondo senza pregiudizi.
Consiglio n° 3: Lavorare Lavorare Lavorare!
Siete innamorati e preparati sugli argomenti, ma la teoria ha bisogno della pratica per essere validata, quindi datevi da fare e cucinate il più possibile! Dovete affinare il vostro talento, sbagliare, sbagliare e ancora sbagliare prima di raggiungere uno “standard” che vi consenta di lavorare in una cucina professionale. Per chi fosse già sulla strada della gavetta il mio consiglio personale è di continuare e non mollare mai: con il duro lavoro i risultati arrivano sempre!
Consiglio n° 4: Imparate ad usare il coltello
Può sembrare banale, ma la verità è che nelle cucine non sono tutti dei Samurai.
Ci sono comis in grado di fare brunoise meglio dei loro diretti superiori. Esercitatevi, imparate ad essere veloci e precisi e a rispettare la materia prima. Gli istituti alberghieri danno un’ottima impostazione tecnica ma un autodidatta innamorato e volenteroso può raggiungere con la pratica degli ottimi livelli. I tagli alle dita saranno una costante anche una volta raggiunta la padronanza necessaria, per cui ricordate di non abbassare la guardia: troppa sicurezza porta facilmente alla distrazione.
Consiglio n° 5: proponetevi agli Chef che ammirate.
Ormai siete destinati a far parte delle migliori brigate e con l’esperienza maturata siete pronti persino a bussare alla porta dei vostri beniamini del fornello. Una grande motivazione vi attende dentro quella cucina. Una prova del nove per misurarsi definitivamente con la propria professionalità e quella degli altri. Impegnatevi, sacrificatevi e vestitevi d’umiltà ma anche di una certa arroganza, imparando a dosare l’una e l’altra a seconda delle necessità, e chissà che forse un giorno non venga a sedermi al tavolo del vostro ristorante.
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